L'11 dicembre 2021 verrà inaugurata, presso la Galleria Tiber Art di Roma, la mostra di Ferruccio De Filippi dal titolo “Le muse, Venere e i Guardiani dell'arte”.
La mostra presenta una raccolta selezionata di opere di Ferruccio De Filippi, uno dei principali interpreti dell'arte romana e protagonista di rassegne nazionali e internazionali. Dalla Pop Art all’arte concettuale fino alla elaborazione di iconografie anticlassiche con al centro il disegno.
De Filippi nasce a Roma nel 1943, dove, alla fine degli anni 60, nel momento in cui la Pop Art e l’Arte Povera dominano la scena artistica, entra in contatto con la scuola di piazza del Popolo. Negli anni ‘70 - a partire dalla prima personale del 1970 dal titolo “Antropologica” - dà il via ad una ricerca di carattere filosofico che prosegue fino alla metà degli anni 70 quando “la generazione dei concettuali ripensa il fare arte e si immerge di nuovo nella nostalgia della pittura”. Con l’opera “La strada del latte” del 1977 De Filippi offre un contributo alla sperimentazione iconografica di quegli anni.”
Con il passare del tempo le opere perdono gradualmente ogni tipo di riferimento storico e la ricerca dell’artista si indirizza verso un recupero della forma e l’elaborazione di iconografie anticlassiche
La selezione proposta da Tiber Art presenta un excursus che va dagli anni ‘70 agli anni ‘90: dalle opere che raffigurano principalmente soggetti umani e sono il risultato di una ricerca filosofica e antropologica ad una nuova concezione di pittura che si riferisce alla “superficie da cui formiamo l’arte-ficio”, per usare le sue stesse parole.
Nelle due serie di dipinti presentate — I guardiani dell’arte (1985) e le Muse (1996-1997) — in prima battuta assistiamo a un tradimento di corpi umani, dei quali appena un sospetto ci raggiunge al di là di quelle figure in bilico tra atto e forma: figure di fantasmi, non di persone; frutto di un pensiero non (del tutto) originato dall’osservazione, e rispetto al quale l’esperienza reale è come distanziata all’infinito.
Esclusa totalmente la fisicità — in questa pittura che sembra non avere alcuna ansia di toccare il mondo, né per riassumerlo né per somigliarvi — quel senso, o quel vago profilo dell’umano che si scorge sulle tele è tutt’al più la reminiscenza di una storia dell’arte, ovverosia qualcosa di così sprofondato nell’immagine da costituirne una radice remota, non più identificabile come qualcosa di distinto e catturabile.
La mostra proseguirà fino al 22 dicembre e sarà possibile visitarla dal martedì al sabato, dalle 11:00 alle 19:00.
La Galleria Tiber Art si trova in via dei Cappellari, una via storica che collega Campo de' Fiori a via del Pellegrino, identificata nei percorsi turistici come “Via dell’Arte e dell’Artigianato”.
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